22 Marzo 2023
Il 22 marzo si celebra la Giornata mondiale dell’acqua, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 prevista all’interno delle direttive dell’Agenda 21, risultato della conferenza di Rio de Janeiro. “Accelerare il cambiamento per risolvere la crisi idrica e sanitaria“, è lo slogan di quest’anno il cui tema è il legame tra acqua e cambiamenti climatici. In questo articolo abbiamo voluto evidenziare il rapporto tra acqua e città.
Partiamo dalle città. Attualmente, il 54% della popolazione mondiale (4 miliardi di persone) vive in aree urbane. Nei prossimi dieci anni, il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle città.
L’acqua ricopre il 71% della Terra, ma il volume di acqua dolce è solo il 3%, di cui poco più dell’1% è sopra la superficie terrestre.
Vine spontaneo pensare come la gestione sostenibile dell’acqua nei contesti urbani rappresenti una sfida comune in cui la popolazione e le città sono protagoniste. Will Media ha aperto la seconda stagione del podcast (da noi tanto amato) “Città” dedicando il primo episodio al rapporto tra città e acqua.
Il cambiamento climatico e il riscaldamento globale determinano lo scioglimento di ghiacciai e nevai, importanti riserve di acqua dolce, una maggiore frequenza di eventi estremi e un’assenza di pioggia e nevi. Una drammatica crisi idrica che colpisce inevitabilmente le città.
Il 2022 è stato dichiarato dalla Società Meteorologica Italiana come l’anno “tra i più estremi mai registrati in termini di caldo e deficit di precipitazioni”, registrando un forte deficit pluviometrico rispetto all’ultimo decennio. L’Arpa della Regione Veneto stima che i quantitativi complessivamente registrati nella primavera 2022 siano stati inferiori alla norma mediamente del 50% circa, risultando la seconda primavera più siccitosa dopo il 1997. Il deficit pluviometrico del Piemonte è invece pari al 41% confermando l’anno solare 2022 il secondo più secco dopo il 2001.
Oltre il 60% del territorio europeo affronta lo stress idrico. In Italia, circa il 60% delle acque dolci è utilizzato per l’agricoltura: il terzo paese in Europa per l’uso percentuale in questo settore. L’Italia ha il primato in Europa, ormai da più di un ventennio, nei prelievi di acqua dolce per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. In termini pro capite, ci collochiamo in seconda posizione, preceduti solo dalla Grecia. (Istat, 2023).
Il lavoro deve essere sinergico tra politica, amministrazioni e abitudini dei cittadini. Le amministrazioni devono emanare provvedimenti finalizzati alla sensibilizzazione dei cittadini.
Pur essendo noi grandi sostenitori del cambio di abitudini individuali, sappiamo che non bastano ma che debbano essere supportate da politiche urbane. Le città devono ripensare gli spazi urbani e devono porre maggiore attenzione al verde durante la progettazione urbanistica. La piantumazione in città rappresenta una prima soluzione: piante e alberi contrastano l’inquinamento, gli effetti dei cambiamenti climatici e gli eventi climatici estremi, rappresentando un filtro naturale contro agenti inquinanti e le polveri sottili. In vista della Giornata Internazionale dell’Acqua, Legambiente evidenzia il potenziale di recupero delle acque piovane in città e quello delle acque reflue in agricoltura.
“In Italia mediamente le precipitazioni annuali ammontano a circa 300 miliardi di metri cubi di acqua, di cui solamente 58 miliardi sono effettivamente utilizzabili, a causa della distribuzione non omogenea delle piogge e dell’evaporazione. In questo contesto, i dati pluviometrici relativi a 109 città capoluogo di provincia nel 2020, anno in cui le piogge sono state anche inferiori alle medie storiche di riferimento, ammontano a circa 13 miliardi di metri cubi di acqua piovana. Uno spreco di risorsa enorme.”
“Il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura ha un potenziale enorme (9 miliardi di metri cubi all’anno, l’acqua che esce dai depuratori), ma in Italia viene sfruttato solo per il 5% (475 milioni di metri cubi)20, a causa di limiti normativi, pregiudizi degli agricoltori e una governance non ancora ben definita.”
Tornando alle abitudini individuali, nel nostro piccolo, possiamo seguire alcune best practices per il consumo domestico dell’acqua:
Le condizioni di siccità, prolungata e diffusa, ci fanno immaginare scenari apocalittici quale è il film “Siccità”. L’opera estremamente attuale di Paolo Virzì, uscita nel 2022, racconta una Roma distopica in cui una crisi idrica ha raggiunto livelli apocalittici. Lo scenario è mancanza di piogge da tre anni, accesso limitato all’acqua domestica e razionamento delle scorte, divieti ai supermercati di acquisti superiori a una confezione d’acqua pro capite, divieti di irrigazione, innaffiamento e lavaggio auto.
Il 2020 è stato l’anno della riorganizzazione delle abitudini, degli spazi e del modo di ripensare alle attività del nostro quotidiano. Quindi, così come utilizziamo MUV per ridurre la nostra impronta di carbonio, possiamo pensare a ridurre la nostra impronta idrica.
Hanno già trasformato i colleghi in atleti della mobilità sostenibile e contribuito attivamente a ridurre le emissioni i dipendenti di INAIL, LIST, ISPRA, Fondazione Unipolis, Fondazione CRT e tanti altri.
Che si tratti di un progetto di sostenibilità per i dipendenti o di sponsorship per i nostri campioni, la partita del cambiamento la giocano anche aziende e organizzazioni.